Quest’anno l’appuntamento dell’assemblea di Confartigianato Piemonte ha visto il presidente Maurizio Besana tracciare un bilancio dopo un anno di mandato, cominciato in un momento in cui la grande crisi ha stravolto i paradigmi di riferimento per la società e per le imprese. Un paese come l’Italia ed una regione come il Piemonte, caratterizzati da un sistema produttivo a taglia piccola, devono porsi la domanda su come affrontare la debole ripresa registrata negli ultimi dodici mesi. Da un lato portando a compimento le riforme essenziali, dall’altro attivando una politica economica che faccia leva sull’apporto delle micro e piccole imprese, impegnate nella difficile fase di transizione attuale ove coesistono tradizione da valorizzare ed innovazione da sostenere con politiche a giusta taglia. Quali allora le misure da adottare per favorire crescita e sviluppo delle piccole imprese? La relazione introduttiva del presidente regionale di Confartigianato ha aperto i lavori dell’assemblea. A seguire l’intervento del presidente della Regione Piemonte Sergio Chiamparino, dopodiché la tavola rotonda dal titolo “Sviluppo sostenibile e tutela ambientale: scelte di governo e responsabilità sociale” ha animato il dibattito, con discussioni tra Alberto Valmaggia (assessore ambiente Regione Piemonte), Mauro Libè (consigliere politico del ministro dell’ambiente), Cesare Fumagalli (segretario nazionale Confartigianato), Arnaldo Narducci (vicepresidente associazione nazionale forense di Torino-Piemonte) e Pierangelo Binello (presidente regionale degli impiantisti di Confartigianato). A moderarla Luca Ponzi (vicecapo redattore Tgr Piemonte). Infine le conclusioni dell’assemblea sono state affidate a Giorgio Merletti (presidente nazionale Confartigianato Imprese). “In Piemonte – sostiene Besana – si assiste ad una crescita del Pil di poco inferiore alla media italiana (+0,75% a fronte del +0,8%). Tale modesta ripresa è stata sostenuta in Piemonte, nel corso del 2015, dalla domanda interna per consumi (+1,1%), pur continuando le esportazioni a sostenere un volume di produzione rilevante, in crescita rispetto al 2014 del 7,45% in termini reali, mentre gli investimenti, anche se in recupero, hanno manifestato un andamento ancora lento (+0,8%). Sul fronte dell’occupazione si registra in Piemonte un aumento di 26.000 occupati ed una flessione di 21.000 disoccupati. Sono soprattutto gli ultimi tre mesi dell’anno 2015 ad amplificare le tendenze positive: +34.000 occupati e -51.000 persone in cerca di lavoro, con un livello di disoccupazione che scende al di sotto del 10%, toccando il 9,5%. La performance piemontese nel 2015 – continua Besana – sul lato dell’occupazione è risultata la migliore fra quelle delle regioni del nord (+1,5% a fronte di un incremento medio dello 0,4%). Tali dati sono positivi da un punto di vista contingente, ma occorre tener conto che nel 2008, prima della crisi, gli occupati in Piemonte erano 1.861.000 ed i disoccupati 100.000. Nel 2015 vi sono ancora 62.000 disoccupati, con una perdita concentrata nell’industria ed in particolare nelle costruzioni ove si registra un -17%”. “Purtroppo – conclude Besana – l’attualità economica e politica introduce nel contesto sopra delineato elementi di forte preoccupazione. La recente decisione della Gran Bretagna di uscire dall’Unione europea ha causato grave scompiglio nelle borse europee e incertezza sul futuro comunitario. L’impatto della Brexit provocherà minori esportazioni italiane dei settori a maggior concentrazione di piccole imprese per 727 milioni di euro. Al di là del dato di fatto contingente, osserviamo che l’Europa deve diventare meno burocratica, più coesa e vicina alle aspettative degli Stati e dei popoli che la compongono, in modo da poter far valere peso economico e ruolo politico”.